Zito è stato prima liberato dalla Corte di Cassazione, dopo 6 mesi trascorsi fra carcere e arresti domiciliari, e poi assolto con sentenza definitiva. La Corte di Appello gli ha riconosciuto l’indennizzo di 47 mila euro per ingiusta detenzione. Un indennizzo doppio richiesto e ottenuto dai suoi avvocati Francesco Verri e Vincenzo Ioppoli. Doppio rispetto a quello che di solito concede la Corte dividendo la cifra massima prevista dalla legge (516 mila euro) per il numero dei giorni compresi in 6 anni (tanto può durare al massimo la custodia cautelare) e moltiplicando il risultato per i giorni di detenzione. Il motivo? I danni subiti non solo dalla persona fisica ma anche dall’imprenditore. Francesco Zito, infatti, era ed è, insieme con il fratello Valentino cui è toccata la stessa sorte (Valentino è stato assolto un anno fa dalla Corte d’Appello), il proprietario di una storica casa vinicola di Cirò Marina, sequestrata lo stesso giorno dell’arresto e affidata agli amministratori giudiziari. Il sequestro è durato un anno, fino a quando la Cassazione non ha bocciato le accuse a carico dei fratelli Zito e il Tribunale del Riesame non ha restituito loro l’azienda. Ma nel frattempo il fatturato è colato a picco.
«La Corte d’Appello – affermano gli avvocati Ioppoli e Verri – ha assunto una decisione importante riconoscendo i pregiudizi che subisce un’azienda distrutta da un’accusa ingiusta verso i suoi soci e i suoi manager. ll raddoppio dell’indennizzo ha un significato, anche simbolico». La decisione che riguarda Francesco Zito è tra le prime assunte nel procedimento Stige dove gli assolti, molti con sentenza passata in giudicato, sono circa 100. Se tutti otterranno lo stesso trattamento il costo per lo Stato sarà di 5 milioni di euro.
L'articolo Francesco Zito, l’imprenditore di Cirò Marina arrestato e poi assolto: riconosciuto l’indennizzo proviene da Il Fatto di Calabria.