Ecco spiegato perché il Tribunale di Crotone, il 10 settembre scorso, ha inflitto 14 condanne a carico non solo degli ex rappresentanti legali ed ex amministratori, ma anche degli allora componenti degli organismi di controllo della Soakro. Tutti riconosciuti responsabili del fallimento dell’azienda pubblica – che gestiva il servizio idrico integrato dei Comuni – per oltre 49 milioni di euro.
L’«aggravio del dissesto», scrive nelle motivazioni della sentenza la giudice estensora Chiara Daminelli, «è imputabile ai due board, amministrativo e di controllo, in carica negli ultimi due anni della società». Da un lato gli allora esponenti del Consiglio di gestione della Soakro: gli amministratori Domenico Capozza (condannato a 5 anni e 10 mesi di carcere), Felice Benincasa (3 anni), Rita Procopi (3 anni), Silvia Modesto (2 anni) e Francesco Benincasa (2 anni), assieme all’ex direttore generale Francesco Sulla (4 anni e 5 mesi) e agli amministratori di fatto Umberto Marrami (4 anni e 4 mesi) e Michele Liguori (6 anni). Dall’altro i componenti del Consiglio di sorveglianza: Giovanni Carnè (6 anni), Raffaele Villirillo (3 anni), Antonio Strancia (3 anni), Giuseppe Serravalle (3 anni) e Marianna Caligiuri (3 anni).
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