In una pianura bonificata nella seconda metà dell'Ottocento, dal Marchese Vito Nunziante, al quale il territorio fu concesso in feudo dai Borboni, l'identità storica della Città prende avvio esattamente nel 1831, quando la borgata San Ferdinando viene eretta a 'villaggio del Comune di Rosarno' su decreto di Ferdinando II, sovrano del Regno delle due Sicilie.
In quasi 200 anni di storia San Ferdinando è riuscita a custodire i monumenti e i luoghi di interesse del suo territorio.
Di seguito i principali monumenti e luoghi di interesse della città:
Chiesa Madre di San Ferdinando
La Chiesa Madre di San Ferdinando fu voluta e fatta costruire da Ferdinando secondo di Borbone. Fu dichiarata di Regio Patronato con Real rescritto del 16 ottobre 1847 e con parere favorevole del Consiglio di Stato dell'11 marzo 1848.
Con bolla Pontificia del 5 maggio 1849, Pio Nono "aderendo alle pie brame degli abitanti della Colonia di S. Ferdinando, si è degnato di accordar loro per ispeciale Proteggitore il Santo di cui porta il nome". Il 30 maggio (giorno in cui veniva celebrata in Spagna, luogo originario, del Santo) del 1849 si celebrò la prima festa solenne del Santo Patrono. "Di buon mattino, i coloni salutarono tra scoppi di mortaretti e scampanio la prima ricorrenza della festività del Santo Patrono e l'onomastico del Sovrano. Per le celebrazioni di tale festa furono spesi complessivamente ducati 120; questi erano stati sufficienti a pagare l'illuminazione, la banda musicale, i fuochi d'artificio, la festa in chiesa e la processione. E poiché i coloni non avevano conseguito alcun raccolto di generi, essi riuscirono ad ottenere dai proventi comunali ducati 60 ed uguale somma ottennero anche dal Ministero delle Reali Finanze. La banda musicale rallegrò tutte le famiglie di S. Cassano suonando brani di opere liriche, inni e marce".
Inizialmente le funzioni di culto nella Chiesa della Colonia di S. Ferdinando sono svolte da un vicario curato (economo) fino a quando non viene presentato il rapporto al sovrano con la richiesta di un parroco: "La popolazione della nascente colonia di S. Ferdinando ha bisogno del Parroco, le cui funzioni ora interinalmente si adempiono da un Economo... Il Parroco avrà il suo quartino e quattro versure di terre, inoltre una prestazione sopra le terre date alle famiglie, ma questa prestazione non è sufficiente a covrire la congrua di lui, l'assegno all'Economo e la condotta al medico, per cui con un atto decurionale si è deliberato acche sopra ogni versura di prima classe il possessore abbia a pagare annue grane sessanta; sopra ogni versura di seconda classe grane cinquanta; e sopra ogni versura di terza classe grane quaranta. Queste somme si verseranno alla Cassa Comunale, onde dal Comune si corrispondono al Parroco annui ducati centoventi, all'Economo ottanta e altrettanti al medico. Il Parroco ha un quartino laterale alla Chiesa e quattro versure dissodate. Si propone di dare all'Economo ed al medico l'abitazione di uno di quei fabbricati e più a ciascuno quattro versure delle otto che sono esuberanti".
Sua Maestà il Re approva il rapporto rassegnategli e il Decurionato asseconda la decisione del sovrano. Nel Regno di Napoli e delle Due Sicilie, continuava la posizione privilegiata della chiesa e la reazione che era seguita al 1848 aveva rinforzato la tutela del clero sulla scuola; ma nonostante i cordiali rapporti tra la corte di Napoli e la Santa Sede, la mentalità regalista dei funzionari si attenuava molto a rilento, tanto più che l'episcopato locale accettava tranquillamente la situazione, a differenza dei vescovi del Nord. Lo stesso Decurionato di S. Ferdinando con delibera del 9 agosto 1860 stanzia la somma di ducati 28,70 per il restauro dell'abitazione del parroco, avendo fatto questi esplicita richiesta di fondi per tal fine: "II Decurionato considerando essere giustissimo atto rendere decente l'abitazione di questo Rev.do Regio Parroco, composta di due arcati di magazzini senza divisori, e che sia la medesima provveduta di ammezzar! di tufi con bussola almeno ad uno di essi, nonché della formazione di un pezzo di lastricato nel pavimento, togliendosi i breccioni. Considerando altresì che l'attuale Regio Parroco, oltre che la cura che ha di questa Chiesa matrice, ha l'onere pure di tutta la somma degli affari della Regia Commissione, perlocchè è frequentissimo l'accesso in questo Comune dei forestieri precipuamente galantuomini che quali creditori dei Coloni, s'intratteggono con lui per la Conciliazione degli interessi dei Coloni stessi. All'unanimità deliberando propone l'esito dei ducati 28,70 occorrente per gli accomodi all'abitazione del Rev.do regio Parroco... ".
Il Consiglio Comunale non manca di far fronte anche alle esigenze del primo coadiutore del parroco, nella persona del sacerdote Del Vecchio Salvatore: "II Consiglio all'unanimità delibera che all'eletto (Rev. Del Vecchio Salvatore) venga assegnata la quota di terreno all'uopo destinata, nonché una delle case che fan parte della congrua". In un meridione dove il clero per tanto tempo rimane ancora abbondante, gli utili garantiti da un beneficio (congrua) erano l'unico cespite sicuro che garantiva una certa indipendenza economica. Le esigenze pastorali della nascente Colonia fanno sorgere la necessità persino di un secondo coadiutore, dal momento che il parroco "ha l'onere pure di tutta la somma degli affari della Regia Commissione". Pertanto, con una lettera della Reale Direzione del Tavoliere di Puglia al nostro Comune si comunica che "Sua Maestà nella Conferenza del giorno 22 corrente mese (ottobre 1859) si è degnato comandare, che il nuovo Cappellano da nominarsi in cotesta Colonia di S. Ferdinando di P., giusto il Real Rescritto del 5 aprile ultimo (1859), sia dichiarato Secondo Economo di cotesta chiesa Parrocchiale della Colonia, e che lo assegno gravato sui fondi Comunali".
Il consesso comunale adunato nel giorno 22 novembre 1859, presieduto dal sindaco Filippo De Rossi, non esita a deliberare positivamente riguardo al Real Rescritto e provvede sia all'abitazione del terzo sacerdote che all'assegnazione di ottanta ducati annui, "per potervi avere nel dì festivo la terza messa per comodo di questa popolazione non solo, ma anche per l'assistenza in tutte le funzioni della chiesa e parimenti ai moribondi, dovendo anche prestarsi all'insegnamento della scuola". Quanto all'abitazione, "essendo impossibile alloggiare il secondo Economo nell'abitazione assegnata al primo Economo, per aver con sé la famiglia, sia allo stesso conceduto per abitazione la casa tenuta dal Colono Giuseppe Ronzullo, il quale si è mostrato docilissimo a cederla, dopo la promessa che a preferenza tenuto presente nella distribuzione delle nuove terre... passando questi ad abitare un'altra abitazione più acconcia per il di lui mestiere di Barbiere-Salassatore. Tale abitazione necessitò anche di accomodi per il costo di 64,04 ducati, desunti dai 112 segnati all'art. 41 dello stato finanziare del comune per la manutenzione delle opere pubbliche comunali. Il 26 febbraio 1860 moriva il primo parroco Gennaro Ricco, cui successe Giuseppe Montuori di Trinitapoli. Questi, prima di immettersi nel possesso della carica, in data 24 maggio 1860 fece istanza alla Reale Direzione del Tavoliere di Puglia per aver un'altra casa di abitazione più comoda e soddisfacente a se stesso ed alla famiglia, non potendo occupare, perché troppo angusta, quella lasciata dal suo predecessore.
Al seguito di questa richiesta, in data 30 maggio 1860, il parroco Montuori ebbe risposta positiva dalla suddetta Autorità locale ed abitò la casa volontariamente ceduta da Giuseppe Ronzulli al secondo economo. Il Ronzullo aveva ceduto al Municipio l'abitazione, previa promessa di un corrispettivo consistente nell'attribuzione di talune terre che dovevano distribuirsi ad una determinata classe di cittadini del paese. Intanto le terre da distribuirsi non furono più concesse dal Governo e il Comune con una deliberazione del 27 agosto 1861 adempie alla promessa dell'equivalente e concede al Ronzullo in permuta un'altra casa. Se le abitazioni erano indispensabili per i rispettivi sacerdoti che svolgevano il ministero nella nascente San Ferdinando, ancor più importante, anzi questa giustificava la presenza stessa dei sacerdoti, era il luogo stesso di culto, la chiesa.
Il 1 febbraio 1840 l'Intendente Gaetano Lotti incarica l'Ing. Vincenzo Sassone, Direttore delle Opere Regie in Capitanata, di provvedere al progetto artistico del caseggiato della Colonia e al progetto della Chiesa Parrocchiale. Nel giugno 1843 all'Ing. Sassone subentrerà nella direzione dei lavori l'Ing. Giacomo Recupito che viene invitato a redigere un nuovo progetto che non trova però il favore di Sua Maestà il Re. Viene affidato l'incarico di redigere un nuovo progetto al Professore di Architettura Diego Genovese di Napoli. Il 19 aprile 1845 viene emesso il bando per l'appalto della chiesa che sarà ultimata e resa funzionante il 1 settembre 1847. La volta era chiusa da capriate di legno e il tetto di tavole era coperto da tegole. La facciata principale, con il grande portale e il campanile, dava sulla piazza abbellita con le quattro villette reali e guardava frontalmente il Municipio. Alle spalle la sagrestia si apriva sull'attuale Piazza Umberto I.
"La chiesa aveva quattro altari: il primo in marmo dedicato a S. Ferdinando, ha l'immagine del titolare, è privilegiato, per concessione di Pio Nono ; il secondo in marmo dedicato al Redentore; il terzo in marmo dedicato all'Immacolata; il quarto in marmo dedicato alla Vergine di Pompei... L'altare maggiore ha il santissimo Sacramento. Ha il tabernacolo fisso. E' di marmo: nell'interno rivestito di rame dorato. E' provveduto di conopei secondo il rito... La Chiesa ha il pulpito fisso, ha l'organo". La statua del Santo Patrono fu eseguita dallo scultore Francesco Saverio Salzano di Napoli con una spesa di ducati 102 (ducato 80 per la statua, ducati 10 al negoziante-tappezziere che la ordinò, ducati 12 per il trasporto da Napoli a S. Ferdinando) versati dal Direttore Cafiero al Sig. Giovanni Introta di Napoli.
La primitiva sede parrocchiale fu dichiarata inagibile e pericolante dalle Autorità comunali e con un'ordinanza sindacale, prima del 19 aprile 1947 e successivamente del 12 gennaio 1948, se ne disponeva la chiusura.
La vecchia Chiesa parrocchiale venne demolita nel 1949 e da quel momento l'allora parroco don Gallo, le cui spoglie mortali dal 3 aprile 2002 riposano in questa chiesa, dovette far fronte a non pochi sacrifici per costruire il nuovo Tempio. Furono tante le difficoltà ed enormi gli ostacoli. Ma con la sua tenacia e con la collaborazione di laici preparati e disponibili - fu istituito all'uopo un Comitato pro erigenda Chiesa - riuscì ad offrire alla comunità cristiana la nuova sede parrocchiale, aperta al culto il 20 gennaio 1963, dopo lunghi anni di disagio e traversie.
Successivamente furono compiuti altri lavori di rifinitura fino a giungere al completamento e alla dedicazione della chiesa celebrata da S. E. Mons. Carmelo Cassati il 30 maggio 1999, durante il parrocato di don Domenico Marrone.